La serie “Di ritorno da…” si prende una pausa. Il titolo è prima di tutto una speranza: che si possa prima possibile relegare a materia del passato questa cosa. Che si possa presto dire “ti ricordi…”; che quindi i tempi del Covid diventino tempi che non ci appartengono più.
Ora, in questi tempi che purtroppo ci appartengono ancora non si parla di altro, lo faccio pertanto anch’io, a modo mio però. Non sarò un altro sedicente virologo di turno, non di quelli riconosciuti un po’ da tutti come veri, parlo di quelli che troppo spesso si incontrano per strada e nei social. Io di questa cosa non so niente, mi limito a osservare e l’osservazione mi porta a capire che ci sono parecchie incongruenze. Ho usato anch’io i social per dire che mi sembra contradditorio l’obbligo di usare la mascherina se quest’obbligo viene meno quando si fuma, si beve, si mangia e si corre per le calli. Così negli ultimi mesi fino all’altro ieri in diversi luoghi ho visto parecchie persone fare tutto questo, ho visto decine di persone ammassate fuori e dentro i bar, tutte rigorosamente a viso scoperto. Ma ho visto anche chi si è impegnato a far funzionare comunque la propria attività adattandosi alle rigide regole imposte dalla situazione. Ecco, il mio pensiero sul contenimento della diffusione del Coronavirus (impossibile non avere stampata nella memoria questa frase) si ferma qui, si ferma su ciò che vedo. E ciò che ho visto e vissuto di persona è stato il mio primo torneo ai tempi del Covid. Limite di partecipanti, luoghi ampi e spaziosi, tavoli per due giocatori separati da barriera in plexiglas, disinfettanti ovunque, obbligo di indossare la mascherina per tutta la durata della partita, divieto di accesso in sala per i non partecipanti. Non ho i cartelli di cui fa uso pubblico il nostro governatore con tutti quei numeri; non so pertanto dire quanti contagiati ci sono stati dopo un torneo di scacchi. Credo sia un dato facilmente recuperabile, ma credo ancor di più che molte cose (non tutte) si possano fare seguendo norme e procedure corrette.
E stavolta sì che mi fermo.
Il mio primo torneo ai tempi del Covid è contiguo all’ultimo mio torneo prima dei tempi del Covid. Sì, certo, tra l’uno e l’altro c’è una pausa di otto mesi, per cui è una contiguità non proprio a presa diretta. Al netto di una questione temporale e di ciò che l’ha caratterizzata, questa discontinuità si manifesta anche per questioni di prestazioni scacchistiche del sottoscritto. All’”ultimo torneo….” avevo ottenuto un buon 3.5/5 con 2 vinte e 3 patte. Al “primo torneo…” un 1/5 con 2 patte e 3 perse, esattamente mezzo punto in meno per ogni partita. Avevo voglia di tornare a giocare, avevo voglia di scrivere un articolo e intitolarlo così; non posso dire che il risultato passi in secondo piano, ma mi piace ribadire che la partecipazione occupa il primo. Ho giocato nel complesso delle brutte partite, contro avversari non al di fuori della mia portata, escluso il primo, tale Gilevych Artem, 2406 punti. Dura quindi scegliere che partita farvi vedere, perché non piace far vedere di sé cose non belle, però non c’è veramente alternativa. Potrei scegliere una delle due patte, ma la prima, al secondo turno con l’amico Luca Marson, l’ho giocata proprio male e alla fine era anche persa. La seconda, contro Giulia Sala, classe 2007, 1911 punti, è incompleta, le manca una mossa fondamentale e non riesco a ricostruirla. Questa l’ho un po’ buttata, dico solo che mi sono completamente sfuggite tre sue mosse, tutte fondamentali, così fondamentali che non dovevano sfuggire. A un certo punto, invece di guadagnare comodamente un pedone, ho preferito guadagnare un pezzo, peccato che non sia stato possibile per via di una di quelle tre mosse non viste. Escludendo le due patte, la scelta non rimane che su una di quelle tre perse. La prima, con Gilevych, è senza storia, non perché sia stato schiacciato dalla forza dell’avversario, semplicemente perché mi sono illuso di ottenere un vantaggio senza conseguenze. In realtà percepivo la possibilità di queste, ma non le vedevo. Il mio avversario invece sì e per questo mi sono trovato a un certo punto con la cessione della Donna per due pezzi leggeri.
In gara 4 ho perso piuttosto male con Gola Giorgio, altro classe 2007, 1899 punti. Bruttissima partita, troppo brutta e deprimente. Non vale la pena auto infierirsi. Vedrete pertanto la classica partita della virata del paletto, quella che avrebbe anche potuto far girare “il mio primo torneo… “ dall’altra parte. L’ho giocata contro Gruden Matej, classe 1999, 1773 punti, ufficialmente il penultimo della lista dei partecipanti. Questa l’ho buttata proprio, me l’ha confermato il motore di analisi, ma è stata comunque una partita complicata, giocata con poca serenità. L’ho buttata perché ho commesso non uno, tre gravi errori consecutivi.
Buon divertimento.