Che vuol dire tutto e niente. C’è il seguito scontato. Non lo scriverò, è troppo scontato e poi sappiamo di che stiamo parlando, non serve continuare. Stiamo parlando di tutto e di niente, ma lo stiamo facendo qui, un sito di scacchi, quindi forse è il caso di parlare di scacchi. Ma allora che c’entra il senno di poi? C’entra, c’entra, lo vedrete, abbiamo appena cominciato. Dunque gli scacchi si diceva. E diciamo anche qualcosa in più a questo punto. Parliamo del Campionato Italiano di Scacchi (d’ora in poi CIS), serie C girone 14, disputato dal 4 al 6 aprile a Lignano Sabbiadoro. In questo girone di 14 squadre c’eravamo anche noi. In questo girone le prime 4 sarebbero state promosse in serie B, le ultime 4 sarebbero retrocesse in Promozione e le 6 di mezzo sarebbero rimaste in C. Vero che abbiamo avuto esperienze, anche non sporadiche, di serie B, ma il rischio di scendere c’è sempre. Ricordo solo che una volta ci siamo salvati all’ultimo turno vincendo 4-0, quando ci bastava “solo” vincere 3.5-0.5. Le nostre passate prodezze di promozioni e permanenze nella serie superiore sono tutte documentate in questo sito, con titoli diversi: ne cito due: Sì, è storia e No, non è più storia. In quel caso la fantasia del titolante ondeggiava semplicemente su uno scespiriano essere o non essere storia.
Allora com’è andata la nostra squadra? È rimasta in C, in mezzo a quelle 6 che non sono salite e non sono scese. Già, ma in mezzo quanto? Nel mezzo propriamente detto, fra le prime o fra le ultime di quelle 6? Diciamo proprio fra le prime, anzi diciamo proprio che siamo la prima di quelle 6. Siamo arrivati quinti e diciamo pure mannaggia. Col senno di poi (eccolo!) potrebbe andarci bene, visto che comunque il rischio di retrocedere era alto e visto che il nostro esordio non è stato proprio trionfale. Abbiamo perso contro la squadra meno quotata di tutto il torneo e neanche tanto di misura. Abbiamo esordito con un bel 1-3 e il torneo non prometteva per niente bene. Il secondo incontro sarebbe stato con poco appello; avessimo perso anche quello avremmo seriamente dovuto cominciare a guardarci le spalle. Ma torniamo su quel 1-3, maturato con una vittoria della nostra terza scacchiera, che ha totalizzato il 100 % dei punti, e con tre sconfitte delle rimanenti tre. Il nostro Pupillo fa da subito la voce grossa e non la assottiglierà mai. Bene lui con 4 vittorie su 4. Ma bene anche il Poma, che perde solo la prima partita, quella dell’allarme rosso, ma poi ne vince due e ne pareggia una. E bene anche l’esordiente Racca, che fa la sua ottima parte con un punto e mezzo su due in terza e quarta scacchiera in due partite successive. Tutto finito? Purtroppo no. Perché ci sono anche la prima e la seconda scacchiera, che si sono rivelate ahinoi e col senno di poi (rieccolo e stavolta c’è pure la rima) la parte più debole del nostro team. Il sottoscritto in seconda scacchiera ottiene un deludente 2 su 5 e peggio fa la scacchiera di testa, Matteo Guarnieri, (Panda per gli amici) con un 1 su 5.
Allora ‘sto senno di poi finale? Col senno di poi finale avremmo dovuto invertire lo schieramento, mettere cioè in prima e seconda scacchiera quelli che hanno fatto più punti e lasciare la terza e la quarta a quelli che ne hanno fatti di meno. Avrebbe funzionato col senno di poi? Era solo per chiudere definitivamente con l’espressione usata come titolo. Col senno di ora vediamo una mia partita, una partita che mi ha visto prevalere. Non capita spesso ultimamente; avevo vinto la precedente prima di questa, ma prima della precedente venivo da 12 (!) partite senza vittorie. Già si sa che non sono più quello di una volta, ma ancora non sapevo fino a che punto non fossi più quello di una volta. Questo potrei ancora non saperlo, quello che so è che gli avversari giovani che si incontrano adesso anche loro non sono più come quelli di una volta. I nati nel terzo millennio non sono come quelli, di pari età, nati nel precedente. Ai tornei cui partecipavo una volta c’erano sì e no un paio di giovani e raramente uno di questi poteva impensierire. Adesso è l’esatto contrario: a ogni torneo c’è un esercito di giovani e raramente, anzi direi proprio mai, capita che questi non sappiano giocare. Buon per loro, buon per il movimento scacchistico italiano, meno buono per chi li deve incontrare, cosa che capita ormai sempre.
Questa partita mi ha messo di fronte un ragazzo classe 2007. Ha giocato ovviamente bene, mettendomi in grossa difficoltà. Questa partita l’ho vinta non so come, a un certo punto non mi rimaneva altro se non ripetere le mosse per fare patta. Ma col senno di poi (ma non avevamo finito?) non sarebbe stata una buona cosa, perché questo mio punto ottenuto non si sa come ci ha consentito di pareggiare l’incontro a squadre. Avessi fatto patta l’avremmo perso. L’ho vinta principalmente per demerito suo, perché ha voluto forzare non accontentandosi della patta. L’unico mio merito è aver resistito strenuamente puntellando l’impossibile. Ma credo che a un certo punto ci fosse la via corretta che avrebbe condotto il Bianco alla vittoria.
Ecco la partita. Poiché ho scritto tanto qui (ed è anche piuttosto lunga) la lascerò scorrere senza note.