Sì, lo so, non è più “nostro” formalmente, ma adesso che è diventato lo sfidante al titolo mondiale possiamo fare un’eccezione, dai! Molti di noi hanno sicuramente disconosciuto Fabiano Caruana all’indomani della sua decisione di fare ritorno alla sua vecchia patria, dopo esser stato “in esilio” nella nostra.
A me i conflitti di nazionalità interessano poco, m’interessa solo il conflitto “civile”, ossia all’interno della nostra Nazione. Sto parlando di quell’antica divisione fra due metà inconciliabili fra loro, per citare una famosa frase del grande Michail Botvinnik: gli scacchisti e i non scacchisti. Non è così ovunque, come sosteneva Botvinnik, non più almeno. Continua a essere così in Italia, in cui ancora troppo poco si parla di scacchi, ancora poco o mai s’insegna scacchi nelle scuole. Allora prendiamoci e portiamoci a casa il successo dell'”italo-americano”, e se questo ha fatto notizia nella Gazzetta e nel Corriere possiamo sperare che ci sia un minimo di seguito a questa notizia. Nella Gazzetta leggiamo che l’ultimo americano a giocarsi il titolo mondiale fu Gata Kamskij nel 1996, ma la coscienza collettiva non può non riconoscere in Fischer l’Americano che gareggiò per il titolo (che conquistò e mantenne dal 1972 al 1975). Credo poi che Gata Kamskij non fu riconosciuto dalla medesima coscienza come qualcosa di diverso dalla sua provenienza tatara o comunque post-sovietica. La mia speranza è che il nome fortunato del prossimo sfidante e la sua nazionalità “diversa” da quelle solite che si vedono nei campionati mondiali di scacchi, possano svegliare un po’ l’italiano non appartenente al mondo scacchistico. A tutti coloro in possesso degli strumenti della comunicazione chiedo di non risparmiarsi nel divulgare il più possibile l’evento londinese del prossimo novembre.
Volendo, io avrei anche cominciato