lunedì, Gennaio 13, 2025
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La doppia emme 💩💩

Come tutte le lettere dell’alfabeto, emme è femminile e quindi il titolo è giusto, ma se facciamo lo sforzo di pensare alla lettera femminile come iniziale di parola possiamo fantasticare. Ci sono parole che iniziano con M che sono maschili e femminili. Quella che interessa a noi è ancora di genere femminile ed è quella cosa che tutti conosciamo, che nessuno può permettersi di non fare, più o meno una volta al giorno, che ai bambini viene insegnato dire in un altro modo. Insomma avete capito, come avete capito che questa volta voglio provare a essere un po’ più educato del solito e non dire parolacce, ma solo farle intuire.

Dunque, dicevo che quella cosa è femminile, ma può cambiare genere a seconda del significato. Essere M o fare il M, intendo questo. Bene, ci siamo quasi. Rimane da capire quella storia della doppia. Curiosamente la parola emme ha una doppia M, ma non c’entra. Il M, o fare il M, sono io. Cosa vuol dire? Assumere un atteggiamento non proprio irreprensibile nei confronti del prossimo. Nello specifico del mio caso si è trattato di un atteggiamento assunto nel breve periodo e sempre nello specifico, di non rendere partecipi a mie azioni svolte nelle ultime settimane delle persone. Mi è già capitato di farlo e di dichiararlo, questa volta senza premesse linguistiche e senza freni inibitori di pudore manifesto. Ma questa volta, questa di queste ultime settimane, l’ho fatto due volte. Credo che questo spieghi il titolo.

Cosa ho fatto due volte? Due tornei di scacchi, senza dirlo quasi a nessuno. Dove? Entrambi nel Friuli-Venezia Giulia, precisamente a Strassoldo e a Villa Varda di Brugnera, rispettivamente dal 25 al 27 giugno e dall’8 all’11 luglio. Il primo era un campionato regionale (5 turni), il secondo un open > 1800 (7 turni).

La domanda nasce spontanea. Come sono andati?

La prima parte di risposta sarà schematica.

Strassoldo: 28 partecipanti, io per rating n. 3 della lista, punteggio ottenuto 3.5/5, variazione ELO -18, quarto classificato assoluto (in premio).

Villa Varda di Brugnera: 10 partecipanti, io per rating n. 9 della lista, punteggio ottenuto 3/7, variazione ELO + 16, sesto classificato (in premio).

Partiamo dall’ultima voce. Essere arrivato in premio in entrambi i tornei può rappresentare qualcosa di positivo, ma qui ha giocato un ruolo fondamentale la dea bendata. A Strassoldo premiavano i primi 5, a Villa Varda i primi 6, pertanto in un tradizionale podio olimpico non ci sarebbe stata quella cosa messa fra parentesi.

Il penultimo aspetto è in genere quello che fa dire bene o male e i numeri dicono ciò che è evidente. Quello che dicono sempre i numeri è che ho avuto un saldo negativo nel rating in un torneo in cui ho realizzato il 70% dei punti disponibili e l’ho avuto positivo avendo realizzato invece poco più del 40. Chi conosce i significati di questi numeri ha le idee abbastanza chiare, ma anche chi conosce bene me può non avere le idee sufficientemente chiare su cosa mi sia passato per la testa in queste settimane in cui ho fatto il M (mi sembrava giusto ricordarlo). Ho fatto finta prima di tutto che si trattasse di un torneo unico di 12 turni diviso in due week end con uno in mezzo di riposo. Volevo tornare nell’agone dopo la prova abbastanza deprimente al mio primo torneo ai tempi del Covid. Volevo capire se potevo fare un po’ meglio in tornei ai tempi del Covid. Chi mi conosce può invece intuire che, nonostante il 70% e il premio conquistato, non ho considerato positivo il torneo di Strassoldo. Aver perso quei 18 punti mi ha scaraventato sotto la linea dei 1900 e questo mi ha dato proprio fastidio. Così tanto fastidio che mi son detto “se al prossimo torneo (o alla seconda parte di quel fantomatico da 12 turni) non torno subito sopra i 1900 seguo le orme del Pancho”.

Ma adesso è il momento di fare il discorso più importante e proprio per questo ultimo. Al di là dei numeri, come sono andati questi tornei?

La risposta è: non bene ma non così male da seguire le orme del Pancho e non solo per via dei numeri. Avevo bisogno di acquistare un minimo di auto credibilità, di autostima, di tante cose auto, che ultimamente mi sembrava aver perso. Ecco, in questo senso qualcosa si è mosso, la strada è lunga ma ho intenzione di continuare a seguirla.

Se siete riusciti a sopportare queste lungaggini vi ringrazio e finalmente arriva il momento in cui potrete vedere qualche partita. Di queste 12 ne vedrete 4, 2 per torneo.

Veniamo ai dettagli. In entrambi i tornei ho iniziato e finito col Nero, per un totale di 7 partite con questo colore. È un fatto non irrilevante, considerate le mie prestazioni: col Nero in totale ho ottenuto 3/7, col Bianco invece 3.5/5. Va tutto poi considerato in relazione al livello degli avversari incontrati. E qui c’è subito da dire che, specialmente a Strassoldo, c’erano molti giovani (sono sempre di più) già piuttosto forti e con punteggi bassi. Ecco, per dire, ha vinto il torneo ed è campione regionale Perossa Nicolas, classe 2009, con 5/5! Chi mi conosce sa che non amo i punti esclamativi, ma in questo caso ci voleva, perché credo di aver visto al massimo una volta un giocatore vincere a punteggio pieno. Poi ho saputo che questo è stato campione italiano Under 8 e che è seguito da un GM italiano. Sentiremo sicuramente parlare di Nicolas. Ci ho giocato anch’io e ovviamente ho perso. Questa sarà una delle due partite che vedrete.

Al primo turno mi è capitato un classe 2005, rating FIDE 1468. Questo gioca bene, la differenza di punti non c’è, c’è invece la differenza di gioco, lui bene, io male. Io mi accorgo tardi che perdo stupidamente un pezzo, lui se ne accorge nel giusto tempo. Ecco, in quel momento potete immaginare dove fosse la mia autostima. Con un pezzo in meno senza compenso, anzi con anche un pedone in meno, cerco con quel residuo di energia che mi rimane di inventarmi qualcosa, quanto basta per indurre il ragazzo a chiedermi patta e far dire a me che accetto volentieri l’omaggio. Poi in mini analisi vediamo che sì, effettivamente c’era qualche minaccia, c’era qualche possibilità di recuperare il materiale e lui avrebbe dovuto fare delle ampie acrobazie per rimanere in vantaggio. Non ha voluto rischiare.

Non vedrete questa partita, vedrete quella del turno successivo, non è un granché ma rappresenta un importante momento storico per me: la mia prima vittoria ai tempi del Covid, il vedere per la prima volta l’avversario abbandonare in modo diverso da come sono stato abituato, cioè con la stretta di mano. Nelle sei partite precedenti non l’avevo visto. Questo avversario è un classe 1991, quindi non più un bambino terribile, rating 1501, ma anche qui la differenza di 400 non si è vista proprio. Voi invece vedrete un bel polpettone, un bel 69 mosse. Sarò piuttosto parco coi commenti.

Due paroline sulle rimanenti due partite vinte col Nero che non vedrete. Le ho vinte abbastanza in scioltezza, anche se la prima, contro un altro giovane senza ahimè ELO FIDE, nella fase iniziale si è rivelata tutt’altro che facile. L’ultima invece, giocata con l’unico avversario diversamente giovane da me incontrato, si è messa bene fin dall’inizio, anche se devo dire che l’ho giocata con molta superficialità e supponenza. Ero ancora contrariato per la partita persa con Perossa la mattina, perché, non lo nascondo, puntavo a vincere il torneo.

Sipario giù su Strassoldo, sipario aperto su Villa Varda. Due considerazioni di contorno: è un posto bellissimo, si è giocato in mezzo a un parco immenso, di cui, va detto anche questo, ignoravo l’esistenza; con me c’era il reparto maschile della famiglia Zanon, al secolo Okuto e Okutino. Per questioni tecniche hanno saltato il primo turno (ottenendo una patta concordata prevista dal regolamento) e hanno giocato 6 partite. Il secondo ne ha vinte due e ne ha buttata clamorosamente una. È un classe 2010, se continuerà farà sicuramente meglio. Vede molte cose, ancora gliene sfuggono altre. Con la continuità di partecipazione a tornei gliene sfuggiranno sempre meno.

Il primo invece ha fatto la sua parte e a differenza del sottoscritto non ha ricevuto aiuto dalla dea bendata per arrivare in premio. È giunto settimo, fuori di una posizione dal podio allargato. Ha giocato due delle sue sei partite con avversari sprovvisti di ELO, e neanche questo può considerarsi un colpo di fortuna. Ha finito in totale con un 4.5/7. D’accordo, era un torneo <1500, ma ormai abbiamo visto che non è facile, non più come una volta, incontrare avversari dai punteggi bassi. Anche per lui la continuità partecipativa è auspicabile.

Torno a parlare di me. Al primo turno trovo un giovane (ma non giovanissimo) rating 2140. Gioco una discreta partita fino a un certo punto, poi, come vuole la logica che premia chi gioca meglio, perdo. Dopo l’unico giorno con mono turno, ha inizio il triplice doppio turno, per me piuttosto massacrante. Comincio incontrando un classe 2005, rating 2036. Questa sarà una delle due partite che vedrete, anche questa col Bianco. Nel pomeriggio faccio patta col Nero con un 1N diversamente giovane. Qui forse avrei potuto fare meglio, anche se non lo considero mezzo punto buttato, però in questo caso credo si sia fatto sentire l’effetto del doppio turno, dopo una partita difficile.

La partita del quarto turno ha rappresentato per me una svolta. L’ho considerata come una riconciliazione col mondo degli scacchi. Partiamo sempre dalla classe (2007) e dal rating (1890). Non la vedrete, sono 86 mosse, ho pietà per voi. Quattro ore di partita che mi hanno distrutto, mi hanno rasserenato, ma hanno minato il turno successivo. Speravo di giocare contro un avversario proibitivo, rilassarmi senza sentirmi obbligato a fare punti e pensare di dare tutto il giorno dopo. Invece mi capita l’ultimo della lista, classe 2004, rating 1820. L’avversario che non volevo, uno con cui non mi potevo rilassare. Sì, lo so, dovrei riuscire a risparmiarmi queste inutili torture interiori, ma tant’è. Con questo ragazzo gioco fin troppo spavaldo all’inizio, ci poteva anche stare, visto che la mia posizione, appunto all’inizio, non era niente male. La spavalderia andava comunque supportata da un minimo di riflessione in più, quanto bastava per capire che anche l’avversario poteva avere delle opportunità. Non vedo infatti che la mia mossa aggressiva Cg4 è seguita dalla sua ancora più aggressiva e determinante Cg5, alla quale era impossibile porre rimedio conducendo presto a una posizione brutalmente perdente.

Tutto da rifare, il bel risultato della mattina completamente cancellato dal bruttissimo risultato del pomeriggio. Maledetto triplice doppio turno! Ma benedetti i 7 turni, altre due partite per riprovarci, per continuare a credere negli scacchi, per non seguire le orme del Pancho. Unico problema: mi ero giocato tutti i bonus con giocatori sulla carta abbordabili e mi erano rimasti due GM e due M. essere solo in 10 ha anche degli svantaggi. “Mi va bene”, mi capita solo un Maestro, nella fattispecie il Maestro Cappelletto, classe 2005, rating 2201. Lo conosco bene, è forte, da sempre, lo sarà di più nei prossimi anni. L’ho incontrato nel 2017 quando aveva 12 anni. Giocava bene anche allora e infatti ho perso. Per quanto questa sia la partita che ha dato un definitivo volto positivo al torneo, non la vedrete, ci sono delle cose che non ho capito, cose un po’ strane. Cappelletto era l’unico ad aver preso punti a Solomon, vincitore poi del torneo. Un pessimo cliente quindi. Però con me ha giocato in maniera inspiegabilmente brutta. A un certo punto toccava a lui, io mi dicevo “sarebbe tanto bello che giocasse Rf7, ma non succederà mai.” Ero come il giocatore di poker che ha in mano quattro quinti di colore in scala, magari di cuori e dice fra sé e sé “sarebbe troppo bello se al cambio di carte mi entrasse il Jack di cuori, ma non succederà.” Ecco, Cappelletto mi fa pescare proprio quella carta. Quando ho visto la mossa non ci credevo. Quel Rf7, quel Jack di cuori mi ha fatto guadagnare la qualità e poi probabilmente si sarebbe trasformata in guadagno di pezzo. Non capirò mai perché sia andata proprio così, ma è andata così. Dopo l’evidente errore lui ha abbandonato subito.

L’ultimo turno è quello che avrei voluto giocare al quinto, senza pressioni psicologiche, consapevole di aver già fatto il mio torneo. Questa partita la vedrete, anche perché è l’unica col Nero che faccio vedere; ha poca storia, ma ritengo sia giusto lo stesso vederla.

Ma cominciamo con quella dichiarata del secondo turno.

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Bruno Trangoni
Bruno Trangoni
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