Tutto bene quel che finisce bene (e inizia anche bene)

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Sapete che una delle mie perversioni, sempre “buone” comunque, è di chiosare o addirittura stravolgere i proverbi. Parliamo dell’anno scacchistico 2025. Se parliamo di me è iniziato male e finito peggio (e questa non è esattamente una chiosa), ma per fortuna possiamo anche parlare degli altri. Gli altri sono Francesco Juris, che ha vinto il torneo C a Camogli a febbraio, e Stefano Pomaro, che ha conquistato la piazza d’onore al torneo B di Caldaro a ottobre.

Facciamo allora finta che l’anno finisca qui, che sia un anno breve. Così, se a qualcuno venisse in mente (non al sottoscritto, che ha ampiamente dato per tutto l’anno) di partecipare a qualche altro torneo con il rischio di conseguire risultati negativi, in modalità politicamente scorretta non ne terremmo conto.

Teniamo invece conto e leggiamo l’intero articolo che Stefano ha scritto commentando il suo ultimo, come lui stesso ha dichiarato, inaspettato successo.

B.T.

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Ebbene sì, con 4,5 punti su 5, un secondo posto nella classifica assoluta e un guadagno di 28 punti ELO, non posso non affermare che nel torneo B di Caldaro, svoltosi dal 17/10/25 al 19/10/25, abbia ottenuto un notevole risultato.

Tuttavia, per dovere di cronaca, è doveroso aggiungere che un buon risultato è anche frutto di un pizzico di fortuna. Ma andiamo per passi. Cercherò, nei limiti di un articolo, di raccontare come si siano svolti gli avvenimenti, tentando di fare un quadro quanto più completo possibile.

Premetto che ho deciso di partecipare al torneo soltanto la sera prima e non senza fatica: fare il viaggio da solo e soprattutto non condividere le emozioni che scaturiscono solo dall’essere lì in sala torneo con qualcuno che conosci, è sempre un po’ triste: veramente malinconico.

Il Bombardiere, un noto scacchista veneziano che conosco da molto tempo e che, con le sue eccentricità avrebbe tutte le carte in regola per essere inserito come un personaggio caratteristico del mondo scacchistico in una “Novella sugli scacchi”, aveva dato forfait all’ultimo minuto. Quindi, ero completamente solo. Aggiungo che ho scelto di partecipare a questo torneo, con tutte le premesse dei disagi su esposti, quasi unicamente per incontrare il personaggio caratteristico. Memore dei divertenti trascorsi in tornei precedenti, su tutti quello di Siena del 2003, ero pronto per una tre giorni in compagnia del Bombardiere.

Ad ogni modo, una volta arrivato a destinazione, parcheggiata la mia delusione per l’assenza del personaggio e parcheggiato il mitico CamperPomaro2 in una zona non molto lontana dalla sede di gioco e, cosa di non poco conto per un “caìa”, dove non si paga alcuna sosta, mi sono diretto alla sala torneo attraversando il centro storico di Caldaro. Una località bellissima, tipica del Sud Tirolo, incastonata tra colline coltivate a frutteti e vigneti e meta di un turismo abbiente.

La sala torneo si presentava magnificamente: ampia e suddivisa in due zone. Un palco, dove giocavano le prime scacchiere e un pianoterra dove erano posizionate le restanti scacchiere. Il tutto era perfettamente ordinato, in puro stile “tedesco”.

Con mia grande sorpresa notai che le prime dieci scacchiere erano dotate di un collegamento elettronico che permetteva la visione della partita anche a chi fosse a casa, comodamente seduto su una poltrona: la mondovisione.

Ma veniamo ai fatti. Al primo turno, gioco con il Nero.  L’avversario commette un errore in apertura e perde un pedone. Ciononostante, gioca molto bene il medio gioco creandomi dei problemi legati al fatto che il mio Re era ancora al centro. Decido pertanto di restituire il pedone ed entrare in un finale di Alfieri contrari. La partita finisce patta dopo qualche mossa non senza aver avuto il timore di perderla per la possibilità di commettere qualche errore dovuto alla stanchezza. L’impressione avuta dopo il primo turno era quella ormai consolidata da vari anni: i ragazzi di oggi giocano senza dubbio meglio di noi quando avevamo la loro stessa età. Sono più preparati in apertura e se anche commettono degli errori, non sono così macroscopici da compromettere il risultato finale. Ma, soprattutto, giocano bene la fase di mediogioco e i pezzi in presa non li lasciano.

Mi convinsi, quindi, che sarebbe stato un torneo difficile, dove nessuno ti avrebbe regalato nulla e che per ottenere un buon risultato avrei dovuto assolutamente uscire dall’apertura bene e giocare un medio gioco privo di errori gravi. Ovviamente più facile a dirsi che a farsi.

Il secondo turno mi vede con i pezzi bianchi giocare un gambetto Evans e uscire dall’apertura con un vanteggio schiacciante grazie agli errori del mio avversario che, come egli stesso ha confessato nel dopopartita, non conosceva affatto questa apertura. Tuttavia, il finale della partita avrebbe potuto riservarmi un’amara sorpresa. Eravamo entrambi in forte zeitnot e dovevo fermare due pedoni uniti e liberi ma avevo a disposizione ben due pezzi in più. Ecco la posizione con il tratto al Bianco,

il quale senza pensarci muove 44. Ta8?? Il Nero risponde 44…b2! E qui realizzo di aver buttato nel cesso la partita: uno dei due pedoni non può essere fermato. Rifletto per quasi tutto il tempo che mi rimane e alla fine, con una manciata di secondi sull’orologio, gioco 45…Ta7+. 

E qui accade qualcosa di imprevedibile, la dea Caissa entra in scena e, forse mossa da compassione, fa sì che il Nero muova 45…Rc6??, non permettendogli di giocare invece 45…Rb8!! con la quale avrebbe vinto.  La partita finisce con 46. Ta6+ Rd5; 47. Axb2.

Questa vittoria, sebbene guadagnata con fortuna o, se si vuole, grazie a un errore dell’avversario che non aveva sfruttato il mio errore precedente, mi diede carica e affrontai il terzo turno con una grande energia. Inoltre, ero salito sul palco e ciò mi dava ancora più spinta sapendo che sarei stato osservato a distanza da Fabio e Bruno. Ecco la partita.

1. e4 Cc6 2. d4 d5 3. e5 Af5 4. a3 e6 5. h4 h6 6. g4 Ae4 7. f3 Ag6 (è migliore 7…Ah7 subito) 8. h5 Ah7 9. Ad3 Axd3 10. Dxd3

Il mio avversario appariva molto sicuro di sé e muoveva quasi istantaneamente. Era evidente che voleva chiudere la faccenda in poco tempo e le sue mosse aggressive ne erano la prova. Il Nero, dal canto suo, aveva bisogno di un valido piano di sviluppo ma non era semplice trovare la giusta collocazione dei pezzi che, viste le spinte di pedone del Bianco, disponevano di ben poche case.

Rifletto a lungo e alla fine decido per arroccare lungo con l’intenzione nel medio gioco di attaccare il centro con la spinta f6 e quindi di mettere in pericolo il monarca Bianco qualora avesse stabilito la sua dimora nel lato Est.

10…Cge7 11. Ce2 Dd7 12. Ae3 O-O-O 13. Cd2

Il piano del Bianco è evidente: spostare il suo Re, mettere in comunicazione le Torri e lanciarsi all’attacco spingendo i pedoni sul lato di donna. Il compito del Nero sembra arduo, ma se osserviamo con obiettività la posizione (qualcuno direbbe: ”Intanto stiamo calmi”)  si conviene che si può ideare un piano di difesa molto efficace e quindi dopo adeguata riflessione eseguo le seguenti mosse.

13…Rb8 14. b4 Cc8 15. Cb3 a6

Il Nero permette al Cavallo di portarsi in b5 per cambiarlo con il suo Alfiere aprendo così la colonna b. Sembra un’idea folle ma così facendo si assicura al Cavallo in c6 un avamposto inattaccabile nella casa c4. All’occorrenza, poi, il Re nero potrà spostarsi in a7 e portato l’altro cavallo in e7, difendere la casa b7 con una Torre in b8.

16. Cc5 Axc5 17. bxc5 Ca5 18. Rf2 Cc4 19. Thb1 c6 20. Cc3 f6

Ed ecco, finalmente, la spinta liberatrice che dà avvio a un gioco più attivo del Nero. Bisogna prendere il pedone altrimenti segue 17…fxe5 18. dxe5 Cxe3 19. Dxa6 Cc4 e il Nero non ha problemi.

21. exf6 gxf6 22. Bf4+ Ka7 23. Bd6?

Una mossa incomprensibile e quindi il secondo aiuto di Caissa. In una posizione perfettamente giocabile per entrambi i colori, il Bianco regala un pedone per cercare di portare un cavallo in c5 da dove non può fare nulla mentre le minacce del Nero risulteranno imparabili. 

Ora la posizione del Bianco è praticamente perduta.

23…C8xd6 24. cxd6 Dxd6 25. Rg2 f5 26. Ca4 fxg4 27. fxg4 28. Txb7+

Un sacrificio completamente sbagliato in una posizione senza speranza: probabilmente il Bianco sperava in un harakiri del Nero.

28…Rxb7 29. Dh7+ Ra8 30. Rh3 Df4 31. Tg1 Df3+ 32. Rh4 Df2+ 33. Tg3

In questa posizione il Nero può dare matto in poche mosse ma, con poco tempo sull’orologio; non ho voglia di pensare e quindi manovro per cambiare le Donne ed entrare in un finale vinto.

33…Df1 34. Cc5 Df6+ 35. Rh3 Tg7 36. Dd3 Tf7 37. Cxa6 Df1+ 38. Dxf1 Txf1 39. Cc7+Rb7 40. Cxe6 Te8 41. Tb3+ Rc8 1-0

Dopo la partita il mio avversario mi disse che, secondo lui, 15…a6 non poteva essere una buona mossa ed era rammaricato per non aver condotto l’attacco in modo preciso in una posizione che, sempre secondo la sua opinione, doveva risultare vinta per il Bianco.

Con un pizzico di presunzione, pensai che il mio avversario non avesse compreso appieno il mio piano difensivo e di contrattacco.

Ritornando in CamperPomaro2 mi rendevo conto che il torneo era a una svolta. D’accordo, avevo ricevuto due aiuti da Caissa o, se preferite, due regali da Fortuna, la dea bendata. Ma, tutto sommato, il mio livello di gioco non era stato scadente e soprattutto non avevo fatto ripetuti errori macroscopici. Insomma, mi sentivo a mio agio e pronto per le ultime due battaglie.

Al quarto turno mi trovo di fronte con il Nero un ragazzo altoatesino che mi gioca la difesa Alekhine. La mia preparazione teorica su questa apertura era ed è praticamente nulla. E infatti impiego moltissimo tempo in apertura per trovare mosse che non mi portino in svantaggio.

Dopo solo dieci mosse ho già più di 30 minuti in meno del mio avversario. Ma improvvisamente la dea Caissa fa nuovamente la sua apparizione: il Nero fa una mossa del tutto sbagliata che mi porta in netto vantaggio. La gestione del vantaggio tuttavia non è semplice poiché mi trovo in forte ritardo di tempo e il mio avversario fallisce un paio di occasioni per diminuire il suo svantaggio. Alla fine il Nero, per evitare il cambio delle Donne con conseguente entrata in finale vinto per il Bianco, decide di prendere matto in tre. 

Non potevo crederci, avevo vinto ancora e, comunque fosse andata all’ultimo turno, sarebbe stata in ogni caso un’ottima prestazione. Mi siedo quindi alla scacchiera per il quinto turno con animo sereno ma combattivo, conscio del fatto che avevo finora fatto del mio meglio.

L’avversario che mi trovo di fronte con il Bianco è un uomo maturo con un ELO di circa 100 punti superiore al mio. Da subito ho la sensazione che avrei dovuto affrontare una battaglia molto dura e che lui non avrebbe mai accettato la patta, nemmeno in posizione pari.

I fatti mi avrebbero dato ragione. Il Bianco apre con 1. Cf3, una scelta psicologica azzeccata. Era evidente che il mio avversario volesse battermi sul piano posizionale scegliendo un’apertura flessibile.

Rispondo con 1…Cc6, una mossa altrettanto flessibile, il mio cavallo di battaglia contro ogni mossa del Bianco. La partita si incanala verso una variante minore della Pirc, con un vantaggio costante e duraturo del Bianco. Non mi sento a mio agio e, cosa che proprio non sopporto, sono privo di controgioco: non posso fare altro che difendermi. Tuttavia la difesa ha successo, Il Bianco non riesce a trovare il piano vincente e il Nero, perfettamente conscio di essere arrivato in una posizione pari, propone la patta che, come previsto, viene rifiutata. Ed è a questo punto che la dea Caissa ritorna per l’ultima volta in sala di gioco per assistere alla partita che ormai ha superato le sessanta mosse. E cosa fa? Induce il mio avversario a pensare troppo per vincere in una posizione palesemente pari, facendogli, alla fine, dimenticare di premere l’orologio. Quindi: partita vinta per il tempo! Un finale di torneo semplicemente sensazionale!

La classifica finale mi vede piazzato al secondo posto. Senza dubbio un risultato notevole e contro ogni pur minima aspettativa.

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